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Danno da morte

Danno da morte Il danno da morte dà luogo al risarcimento ai familiari della vittima quando è accertata la colpa di chi è responsabile dell’uccisone. Adism Associazione Difesa Infortunati Stradali e Malasanità, offre assistenza legale gratuita ai familiari di chi è rimasto ucciso in un incidente stradale, o per colpa medica. Garantiamo sempre che il caso sia seguito dal migliore avvocato per risarcimento del danno da morte. Cosa succede in caso di archiviazione del procedimento penale per omicidio stradale? I familiari della vittima hanno comunque diritto al risarcimento dei danni per la morte del proprio congiunto per il danno da morte? Analizziamo i problemi legati  sia alla prova da fornire in sede civile per il  risarcimento del  danno da morte, sia i problemi legati per archiviazione in caso di omicidio stradale. Quali problemi per il risarcimento del danno da morte? Quali problemi occorre superare per avere diritto ad ottenere il risarcimento del danno da morte di un proprio familiare? Quando la morte di una persona è causata da un fatto illecito, la legge riconosce ai parenti un danno “iure proprio” per la sofferenza patita in conseguenza del venir meno del  godimento del rapporto parentale con il proprio congiunto. In tal modo si intende ristorare il familiare del pregiudizio  subìto sotto il duplice profilo: di carattere morale, consistente nella sofferenza psichica che il familiare superstite è costretto a sopportare a causa dell’impossibilità di proseguire il proprio rapporto di comunanza familiare di tipo dinamico relazionale, quale sconvolgimento di vita destinato ad accompagnare l’intera esistenza di chi ha subito tale privazione. La prova del danno da morte Come fornire la prova del danno da morte per ottenere un  risarcimento dei danni dall’assicurazione? Quanto alla prova del danno da morte la giurisprudenza richiede che siano sempre i familiari della vittima dell’illecito a dovere dimostrare l’esistenza del pregiudizio subìto, ovvero l’intensità del vincolo affettivo e la sofferenza per la perdita del proprio familiare. A riguardo la Cassazione non è ancora giunta ad una pronuncia Sezioni Unite e si alternano pronunce discordanti, anche con rigetto della richiesta di risarcimento da parte dei familiari ove non  siano adeguatamente supportate da allegazione probatoria volta a dimostrare l’esistenza del vincolo affettivo. La sentenza della Cassazione n. 25541 del 2022 La cassazione, con la sentenza n. 25541 del 2022, ha affermato che nel caso di morte di un prossimo congiunto, coniuge, genitore, figlio, fratello è l’esistenza stessa del rapporto  di parentela che secondo  l’ “id quod plerumque accidit” lascia presumere la sofferenza del familiare superstite,  essendo una conseguenza connaturale all’essere umano. Danno da morte e onere della prova Chi deve provare la sofferenza, o meno, per l’uccisione di un proprio familiare per avere diritto al risarcimento da morte? Abbiamo chiarito che la prova del vincolo affettivo si può provare presuntivamente e quindi sulla base del grado del rapporto parentale, o della convivenza, o meno, con la vittima. L’assicurazione che non voglia risarcire il danno da morte dovrà provare la mancanza del vincolo affettivo, incombendo  su di essa tale onere probatorio, attraverso l’esistenza di  circostanze concrete che possano dimostrare l’assenza di un  vincolo affettivo tra la vittima e familiare superstite. Danno presuntivo e danno in re ipsa Occorre precisare che il danno presuntivo è un  concetto  autonomo e distinto dal  danno “in re ipsa”. Per il danno “in re ipsa” (non è il caso del danno da perdita del rapporto parentale) non è richiesta alcuna prova da parte del danneggiato, poichè il diritto al risarcimento del danno sorge per il solo fatto del ricorrere della relativa determinata condizione. Per il danno presuntivo,  come nel caso del danno da morte, invece, è  sempre richiesta una allegazione,  seppur presuntiva, che può  essere superata da una eventuale prova contraria allegata dalla controparte processuale. Danno da morte: omicidio stradale, assoluzione ed archiviazione Sono tantissimi i casi di omicidio stradale che, nonostante l’inasprimento delle pene, finiscono con procedimento di assoluzione e archiviazione su istanza del PM. In tanti altri casi l’imputato, grazie a compiacenti consulenti tecnici di parte, con frequente inquinamento delle prove, rimane impunito, patteggiando la pena ed evitando il carcere. Tali situazioni stravolgono ulteriormente e non placano il dolore e la rabbia di chi ha affrontato l’uccisione di un proprio familiare in un incidente stradale. Che succede in  questi  casi? I familiari possono, comunque, chiedere il risarcimento  del  danno per la morte del proprio  congiunto all‘assicurazione del veicolo investitore. Danno da morte: la giustizia penale nell’omicidio stradale  La giustizia penale non sempre fa il suo corso negli omicidi stradali e troppo spesso, anche chi guida sotto l’abuso di alcol, o sostanze stupefacenti, sottraendosi all’alcol test, evita pesanti condanne. A poco sono serviti  gli interventi del legislatore con l’inasprimento delle pene. Archiviazione omicidio stradale: colpa del sistema, o dell’avvocato?  Esaminando i casi che ci vengono sottoposti a conclusione della fase penale, ci si rende conto che la procedura penale ha un corso diverso da quella civile. Tuttavia, non si può prescindere dal fatto che parlando di omicidio stradale si affronta un campo specialistico, come per i reati tributari, o informatici e risulta imprescindibile rivolgersi ad esperti del settore. L’avvocato penalista poco sa del codice della strada e del codice delle assicurazioni private, dei metodi di rilievo degli incidenti stradali e proprio per questo deve essere supportato da un  civilista esperto nella materia. Danno  da morte: la giustizia civile nell’omicidio stradale La giustizia civile ha un suo corso distinto da quella penale, anche in presenza di una sentenza di condanna che riconosca attenuanti generiche e diminuzione della pena per scelta del rito, con attribuzione del concorso di colpa. Gli elementi e documenti del processo penale possono essere esaminati sotto diverso profilo in ambito civilistico con differenti conclusioni. Se da un lato, infatti, il procedimento penale è  volto ad accertare le colpe per l’irrogazione di una pena, quello civile è finalizzato all’accertamento delle responsabilità ai fini del ristoro del danno. Parenti che hanno diritto al risarcimento del danno da morte I parenti della vittima che hanno diritto al risarcimento del danno per la morte di un

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Danno da morte, le quote per gli eredi

Danno da morte e risarcimento agli eredi Adism ha intervistato il suo Presidente, l’Avvocato Gianluca Sposato, per approfondire la tematica inerente il danno da perdita del rapporto parentale Presidente, quale risarcimento spetta ai prossimi congiunti per la morte di un familiare? Bisogna chiarire che parlando di danno da morte il danno da perdita della vita è diverso dal danno da perdita della salute, ovvero dal danno  biologico. Per la Suprema Corte (Cass. 11279/20) la vita è un bene giuridico autonomo che non può essere reintegrato per equivalente e, salvo particolari ipotesi, non si trasmette agli eredi. Quali diritti si trasmettono agli eredi in caso di morte per fatto illecito? Nel caso di morte dovuta a fatto illecito accertato, come nell’omicidio stradale, gli eredi della vittima non possono reclamare iure hereditatis il diritto alla vita perso dal de cuius (Cass 15350/15). Basti pensare all’ipotesi differente del decesso immediato e della lucida agonia. Nel caso di decesso immediato, conseguente alle lesioni derivanti dal fatto illecito, il danno per la perdita della vita non può essere reclamato dai familiari della vittima, perché non si trasmette agli eredi. Diversa è la situazione in cui la vittima è stata cosciente prima della morte ed ha acquisito tale diritto, che solo in questa ipotesi, dopo un trascorso temporale di almeno 24 ore, si può trasmettere agli eredi e sommare al danno iure proprio. La giurisprudenza parla a tal proposito di danno cronometrico. Quale è il danno che va risarcito ai familiari per la morte in un incidente stradale? Il risarcimento del danno nell’omicidio stradale fa sorgere molti problemi in ordine al danno da morte e le quote per gli eredi. Ai familiari di chi è stato ucciso in un incidente stradale, o per qualunque fatto illecito, spetta il danno iure proprio di carattere morale ed esistenziale. Il danno morale e il danno esistenziale è di carattere non patrimoniale,  riconosciuto per la sofferenza causata dal vuoto venutosi a creare per la perdita del proprio caro e lo sconvolgimento delle proprie abitudini di vita. In tale ipotesi di danno morale nei prossimi congiunti si parla di danno conseguenza, per distinguerlo dal danno evento non attribuibile agli eredi. Danno da morte le quote per gli eredi: come provare il danno morale per la morte di un familiare? Il danno morale attiene alla sfera psicologica del danneggiato e si concretizza nella sofferenza interiore patita da una persona a causa del lutto, per la perdita del proprio familiare. La prova può essere acquisita anche attraverso le presunzioni legali. Ed è legata all’intensità del vincolo affettivo che verrà giudicato maggiore nel caso di convivenza con la vittima e vicinanza del grado di parentela, come nel caso del genitore, dei figli e del coniuge. Nel caso di parenti in linea collaterale e non retta come per i fratelli e di lontananza geografica tra la vittima ed il parente superstite la prova del vincolo affettivo dovrà essere più rigorosa. Danno da morte le quote per gli eredi: come provare il danno esistenziale per la morte di un familiare? Il danno esistenziale per l’uccisione di un familiare riguarda il cambiamento in peggio delle abitudini di vita del prossimo congiunto del soggetto deceduto (Cass 28989/19). Affinché  tale posta di danno possa essere liquidata occorrerà dimostrare che a seguito dell’uccisione del proprio caro la vittima ha riportato fondamentali e radicali cambiamenti dello stile di vita. Ciò può provarsi attraverso la relazione di uno psicologo forense e/o  documentazione medica che attesti i fondamentali e radicali cambiamenti dello  stile di vita del parente superstite. Cosa succede se non viene fornita prova della sofferenza nel danno da morte?  Sul punto, con riferimento alla sentenza 11200/19 della Cassazione, ho sollevato una questione di legittimità costituzionale perché l’articolo 2043 del codice civile obbliga chiunque ha commesso un danno ingiusto a risarcirlo. La questione si pone anche in termini di inversione dell’onere della prova per l’assicuratore di dimostrare un fatto che si discosti dalla norma e dal comune sentire sociale. Occorre tenere conto che il danno per l’uccisione di un familiare, riguardando la sfera affettiva, non è riconoscibile se non attraverso elementi indiziari e presuntivi. Ravvisabili anche in semplici allegazioni valutabili con il criterio della normalità, senza necessità di una prova in senso tecnico a dimostrazione del dolore dei superstiti. In tutto ciò, non potrà escludersi il diritto risarcitorio non solo dei parenti più o meno stretti, ma anche di soggetti non legati al defunto da una relazione parentale “ufficiale” (ad es: rapporto affettivo con i figli del coniuge, o del convivente). E’ corretto parlare di nucleo familiare primario e secondario nel danno da morte? La distinzione è ancora rilevante ai fini liquidatori. I genitori, il coniuge, i figli ed i fratelli, rientrando nel nucleo familiare primario, hanno sempre diritto a vedersi riconoscere importi variabili a titolo risarcimento danni per la perdita del proprio familiare. La questione non trova identica tutela per i nonni ed i nipoti, anche se la Cassazione con la sentenza n. 8218/21 ha riconosciuto come risarcibile il danno da perdita del rapporto parentale tra zio e nipote anche se non conviventi.

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